martedì 13 luglio 2010

TV LOCALI, è la fine per colpa dell'Agcom. Ancora limiti alla libertà d'informazione

Per tutte le TV private che compongono un vasto arcipelago informativo incombe la mannaia dell'Agcom che "si appresta a pubblicare il regolamentosugli LCN. E, se fossero confermate le voci che in queste ore si stanno rincorrendo, le tv locali ne uscirebbero, ancora una volta, stroncate. Già, perché Agcom, secondo le indiscrezioni raccolte da questo periodico, alla luce del sondaggio effettuato tra gli utenti dopo aver cassato la discutibile proposta di regolamentazione avanzata dall'associazione DGTVi, avrebbe deciso che il segmento costituito della numerazione automatica dei canali da 1 a 9 spetta ai fornitori di contenuti nazionali. Una presintonizzazione frutto di decenni di attività ai massimi livelli editoriali, quella delle locali di spicco, che verrebbe polverizzata con un soffio. Ricordiamo, infatti, che quasi ovunque i numeri 9 e 10 dei telecomandi analogici sono presidio delle tv locali più seguite, che in alcune regioni sono frequentemente allocate anche sul n. 8, arrivando in qualche caso ad essere assegnatarie pure del 7. Un avviamento azzerato a tutto vantaggio di nuovi prodotti nazionali che si affaccerebbero sul mercato in una posizione di innegabile vantaggio rispetto ai competitori locali, quand'anche con contenuti di pari o superiore appeal. "Se dovessero dimostrarsi fondate le notizie secondo le quali l'Agcom non avrebbe recepito l'appello lanciato dalle Regioni per assicurare alle emittenti televisive locali la possibilita' di collocare le stesse entro le prime 9 posizioni del telecomando, sarebbe un fatto assai grave, oltreche' inspiegabile", ha immediatamente affermato il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, che negli ultimi mesi si è particolarmente speso nella difesa nelle televisioni locali. "Sarebbe grave perche' lascerebbe intuire che l'Agcom non ha inteso tenere nella minima considerazione l'appello lanciato dalla maggior parte delle Regioni italiane, che chiedevano semplicemente che l'Autorita' riconoscesse e non mortificasse il ruolo recitato dalle emittenti televisive locali, nel rispetto di quel bene straordinario che e' il pluralismo dell'informazione e, in secondo luogo ma non questo meno importante, rischierebbe di assestare un duro colpo a numerosissime imprese editoriali", ha sottolineato Cappellacci. "Oltreche' grave sarebbe poi inspiegabile perche' ero convinto che le Regioni italiane avrebbero trovato nell'Agcom il piu' valido alleato nella strenua difesa del diritto dei telespettatori di scegliere liberamente quali canali televisivi seguire e a quali numeri del telecomando assegnare le diverse reti", ha chiosato il presidente della Regione Sardegna. "Cio' vale ancor di piu' per una regione come la Sardegna in cui le emittenti locali danno visibilita' alla cultura, all'identita', alle tradizioni come la nostra", ha concluso Cappellacci. Ma la sensazione è che, come è accaduto per il deleterio Piano nazionale di assegnazione delle frequenze digitali, i giochi siano ormai chiusi. Del resto noi l'avevamo scritto più di un anno fa: la regolamentazione LCN avrebbe dovuto passare da una democratica soluzione a tre cifre (modello Sky), altrimenti sarebbe stata la morte delle tv locali. E così, purtroppo, pare proprio che sarà. (M.L. per NL)

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