venerdì 24 luglio 2009

L'allarme di Spezie: "Troppi scarichi, poco sale in acqua"

Sempre a proposito di inquinamento marino, qualche giorno fa il prof. Giancarlo Spezie, direttore dell'equipe del dipartimento di oceanografia fisica dell'Università Parthenope di Napoli, sul Corriere del Mezzogiorno ha lanciato un nuovo allarme sul precario stato di salute del nostro mare.
E' un documento importante, a firma del giornalista Carlo Franco, che proponiamo ai nostri lettori.

Un altro allarme che sale dal mare per non farci mancare niente in questa estate maledetta. Lo lancia il dipartimento di oceanografia fisica dell'Università Parthenope: "Il mare sta diventando meno salato, denuncia il professore Giancarlo Spezie che dirige l'equipe, per ora è solo una inversione di tendenza, ma se il fenomeno docvesse stabilizzarsi il problema si farebbe serio". Il fenomeno è stato rilevato in vari punti del Golfo, ma il campanello d'allarme è squillato nel canale di Procida dove la salinità è scesa a 36 grammi di sale per un chilo di acqua. "Ha perduto due grammi negli ultimissimi tempi e questo calo preoccupa gli esperti e richiede un approfondimento molto serio e continuo".
Perchè?
"La salinità è un indicatore delle macchie d'acqua e se l'acqua di superficie diventa più leggera, per il calo di sale, non riesce a trasferire alle acque medie e a quelle più profonde l'ossigeno e l'anidride carbonica che cattura dall'atmosfera".
Professore, se abbiamo capito bene sta parlando un'alterazione in atto dell'ecosistema marino?
"L'espressione potrebbe essere drammatizzata, ma grosso modo di questo si tratta. Per ora, lo sottolineo per evitare allarmismi, la situazione è del tutto sotto controllo, ma nel caso in cui la desalinizzazione dovesse stabilizzarsi su valori ancora più bassi bisognerà prendere contromisure adeguate".
Giancarlo Spezie sta lavorando con il massimo impegno al capezzale del "grande malato". Intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, qualche giorno fa ha lanciato un monito: "In questo momento non è consigliabile bagnarsi nelle acque del Golfo di Napoli, non solo in quelle del litorale flegreo - che sarebbe cosa del tutto normale visto che quello che è successo, ma anche in quello vesuviano - da sempre segnato da un inquinamento massivo, ma anche a Sorrento, Ischia e Capri".
Il messaggio è stato tenuto in scarsa considerazione dalle ostituzioni e dagli operatori balneari, ma è stato ben recepito dal Procuratore di Torre Annunziata. Diego Marmo, infatti, ha convocato l'oceanografo, gli ha chiesto una relazione dettagliata e immediatamente ha disposto un'indagine conoscitiva perchè non si fida dei dati raccolti dai centri specializzati che raccontano di colibatteri molto ballerini e ha disposto unìindagine più approfondita che verranno ripetute dopo pochi giorni. "Collaboreremo con la Procura - dice ancora il professor Spezie - ma il mare deve essere monitorato con continuità soprattutto quando è profondamente malato come il nostro".
Come si verifica la perdita di sale?
"Il fenomeno si manifesta quando c'è maggiore infiltrazione di acqua dolce nel mare".
Questa, però, è la normalità?
"Fino a un certo punto. Lungo il litorale flegreo si tuffa il Volturno e questa è la normalità, ma in quest'ultimo periodo sono aumentate le acque domiziane che penetrano nel Golfo. Questo significa che in più punti si verificano strappi di tenuta nel sistema che non riesce a trovare l'equilibrio fisiologico".
Per ritornare ai livelli giusti cosa occorre fare prioritariamente?
"Bisogna accelerare il rimescolamento con le acque più salate, in modo da operare un dosaggio equilibrato con le sostanze nutrienti portate dai fiumi, principlamente i composti di fosforo e azoto".
E poi?
"L'altro obiettivo è il miglioramento del processo evaporativo. Il mare, insomma, è un malato che chiede di essere curato con amore, continuità e competenza"
E questo non avviene?
"Beh, stando a quello che sta accadendo in questa stagione direi proprio di no".
L'Assessore Ganapini e gli altri centri di controllo parlano di psicosi ingiustificata, le i come replica?
"Ho già detto che giudico imprudente bagnarsi in una congiuntura come quella attuale, ma dico anche che non bisogna lasciarsi conivolgere dalle immagini che stordiscono".
Pensa allo sporco che galleggia ovunque sul pelo dell'acqua? Viaggiando nel Golfo in tutte le direzioni l'immagine è davvero mortificante.
"Lo so, ma questo non mi preoccupa. Le acque superficiali risentono molto delle condizioni metereologiche, se il gioco delle correnti non è favorevole, come molto spesso è accaduto in questo periodo, lo sporco non va via. Se po si aggiungono la sciagurata decisione di sversare in mare il fetido contenuto delle vasche dello sgangheratissimo impianto di Cuma il gioco è fatto. All'oceanografo, però, interessa la salute delle acque medie e profonde e qui il discorso è diverso. La situazione è grave, ma non da ultima spiaggia".

Come è avvenuto per l'emergenza rifiuti in Campania, per anni l'allarme dei tecnici è stato sottovalutato dalla politica e dai governi fino all'esplosione dello scandalo rifiuti che tanti danni ha prodotto all'immagine della Campania nel mondo oltre che alla salute dei cittadini. Un problema apparentemente risolto, non del tutto rimosso dalle coscienze più attente che conoscono ancora la drammaticità della situazione appena contenuta.
Lo stesso dicasi per l'inquinamento marino, argomento strettamente connesso all'emergenza rifiuti. Purtroppo il ciclo è il medesimo e la situazione non può essere sottovalutata, nè si può accusare, pur in nome di legittimi interessi economici, di allarmismo chi per lavoro è deputato a rilevare datie a monitorare fenomeni ambientali. E proprio l'ambiente è la prima emergenza della nostra regione, quella con la quale saremo sempre di più costretti a fare i conti ogni giorno e che rappresenta la principale minaccia alla nostra economia turistica.
Di tutte queste implicazioni troppi si disinteressano, presi come sono a governare interessi tutt'altro che generali.
Gli operatori non si rendono ancora conta che protestare serve a poco o nulla quando in ballo c'è la salute della gente e quando si continua a convivere con interessi criminali che come un cancro stanno mangendo il residuo corpo sano delle nostre comunità.
A Cuma è avvenuto un fatto gravissimo che non può essere giustificato da una protesta di lavoratori. Il mare è stato irrimediabilmente inquinato da questi sversamenti diretti dei fanghi e i tempi per il riciclaggio naturale sono lunghi e complessi.
Chi deve proceda a perseguire le responsabilità senza attenuanti.

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