«Oggi pericoloso fare il bagno a Napoli»
Il professor Giancarlo Spezie: «In questo momento meglio evitare. Un prelievo non basta a stabilire la balneabilità»
NAPOLI — «In questo momento è consigliabile evitare il bagno nel Golfo di Napoli». La dichiarazione che l’oceanografo Giancarlo Spezie ha timore di fare, ma che è dovuta per onestà scientifica, è destinata a fare scalpore e manderà in bestia gli operatori del turismo balneare già alle prese con una stagione difficile da raddrizzare e destabilizzata dalla recessione. Anche perché, oltre al litorale flegreo — la maglia nera di questa estate da dimenticare, anche se l’Asl precisa «che non c’è stato aumento di patologie ricollegabili alla balneazione e la situazione epidemiologica è identica a quella dell’anno scorso» — coinvolge la costa vesuviana e, ancora, Procida, Ischia, Sorrento, Massa Lubrense e Capri. La situazione, in sostanza, accenna a migliorare solo dopo aver doppiato Punta Campanella perchè da quel punto in poi il mare torna ad essere aperto e si autodepura.
Siamo a questo, ma il professore Spezie, docente della Parthenope e direttore del Dipartimento di Scienze per l’Ambiente dello stesso ateneo, precisa che il «consiglio» scaturisce da un esame contingente della situazione delle correnti e dell’inquinamento che nessuno più di lui riesce a «vedere» attraverso le immagini dell’unico radar costiero disponibile. Il Golfo, un bacino di 800 chilometri quadrati, non è più «un mare», ma una immonda pattumiera che trattiene tutto quello che gli buttiamo dentro: carcasse di animali lungo il Sarno, plastica, rifiuti tossici e acque luride dovunque. A completare il quadro già disastroso, poi, hanno contribuito alcuni fattori accidentali e assolutamente difficili da prevedere: la quantità di pioggia caduta a giugno, le imprevedibili variazioni climatiche e, infine, la cattiva manutenzione del territorio. In seguito all’ultimo devastante acquazzone a mare è finito di tutto e le fogne sono completamente saltate. «Noi monitoriamo la condizione del mare minuto per minuto», dice ancora l’esperto. «Ma chi sa perché l’Arpac ha scelto di fare a meno dei nostri dati e del nostro aiuto pur appartenendo noi, in quanto filiazione dell’Amra, alla stessa famiglia regionale».
Cosa significa ce lo spiega lui stesso con la nettezza che lo contraddistingue: «I dirigenti dell’agenzia dell’Ambiente hanno sempre ritenuto che l’analisi dei campioni d’acqua potesse servire anche per la determinazione della balneazione che, al contrario, è un valore molto dinamico e quindi necessita di un approfondimento specifico». Un campione di acqua ogni quindici giorni, insomma, serve a ben poco e questo è uno degli elementi alla base del provvedimento adottato ieri dalla Regione. Ma torniamo all’oceanografo e alla sua sofferta dichiarazione. «Non è un anatema, dice, lo scenario può evolvere e in quel caso il consiglio di evitare il bagno si attenuerebbe o cadrebbe».
E oggi? «Beh, il quadro è già sufficientemente noto. Il litorale più compromesso è quello flegreo che si estende fino a Procida e a Ischia. In questo territorio la causa scatenante è stato il depuratore di Cuma e l’invasione di liquami che a metà giugno ha infestato le acque. Il discorso per la costa sorrentina, esposta alle correnti di ponente-maestro che non facilitano il ricambio, è più complesso perché agli scarichi del Sarno bisogna aggiungere quelli di Scutolo che continua a vomitare liquami senza alcuna depurazione. Questo carico inquinante, simile ad una mina vagante, compromette, naturalmente, l’immagine e la qualità del mare di Vico Equense — risparmiando miracolosamente solo la risreva del Banco di Santa Croce che è molto distante dalla linea di costa — Sorrento, Massa Lubrense e Capri con conseguenze inevitabili sul turismo. Lo scenario comincia a cambiare da Nerano e i miglioramenti diventano sempre più apprezzabili nel tratto da Positano ad Amalfi».
Carlo Franco
Etichette: da "Il Corriere del Mezzogiorno" 16/07/2009
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