giovedì 16 luglio 2009

«Oggi pericoloso fare il bagno a Napoli»

Il professor Giancarlo Spezie: «In questo momento meglio evitare. Un prelievo non basta a stabilire la balneabilità»

NAPOLI«In questo momento è consi­gliabile evitare il bagno nel Golfo di Napo­li». La dichiarazione che l’oceanografo Giancarlo Spezie ha timore di fare, ma che è dovuta per onestà scientifica, è destinata a fare scalpore e manderà in bestia gli ope­ratori del turismo balneare già alle prese con una stagione difficile da raddrizzare e destabilizzata dalla recessione. Anche per­ché, oltre al litorale flegreo — la maglia ne­ra di questa estate da dimenticare, anche se l’Asl precisa «che non c’è stato aumento di patologie ricollegabili alla balneazione e la situazione epidemiologica è identica a quella dell’anno scorso» — coinvolge la co­sta vesuviana e, ancora, Procida, Ischia, Sorrento, Massa Lubrense e Capri. La situa­zione, in sostanza, accenna a migliorare so­lo dopo aver doppiato Punta Campanella perchè da quel punto in poi il mare torna ad essere aperto e si autodepura.
Siamo a questo, ma il professore Spezie, docente della Parthenope e direttore del Diparti­mento di Scienze per l’Ambiente dello stes­so ateneo, precisa che il «consiglio» scatu­risce da un esame contingente della situa­zione delle correnti e dell’inquinamento che nessuno più di lui riesce a «vedere» at­traverso le immagini dell’unico radar co­stiero disponibile. Il Golfo, un bacino di 800 chilometri quadrati, non è più «un ma­re», ma una immonda pattumiera che trat­tiene tutto quello che gli buttiamo dentro: carcasse di animali lungo il Sarno, plasti­ca, rifiuti tossici e acque luride dovunque. A completare il quadro già disastroso, poi, hanno contribuito alcuni fattori accidenta­li e assolutamente difficili da prevedere: la quantità di pioggia caduta a giugno, le im­prevedibili variazioni climatiche e, infine, la cattiva manutenzione del territorio. In seguito all’ultimo devastante acquazzone a mare è finito di tutto e le fogne sono com­pletamente saltate. «Noi monitoriamo la condizione del ma­re minuto per minuto», dice ancora l’esper­to. «Ma chi sa perché l’Arpac ha scelto di fare a meno dei nostri dati e del nostro aiu­to pur appartenendo noi, in quanto filiazio­ne dell’Amra, alla stessa famiglia regiona­le».
Cosa significa ce lo spiega lui stesso con la nettezza che lo contraddistingue: «I dirigenti dell’agenzia dell’Ambiente hanno sempre ritenuto che l’analisi dei campioni d’acqua potesse servire anche per la deter­minazione della balneazione che, al contra­rio, è un valore molto dinamico e quindi necessita di un approfondimento specifi­co». Un campione di acqua ogni quindici giorni, insomma, serve a ben poco e que­sto è uno degli elementi alla base del prov­vedimento adottato ieri dalla Regione. Ma torniamo all’oceanografo e alla sua sofferta dichiarazione. «Non è un anate­ma, dice, lo scenario può evolvere e in quel caso il consiglio di evitare il bagno si attenuerebbe o cadrebbe».
E oggi? «Beh, il quadro è già sufficientemente noto. Il lito­rale più compromesso è quello flegreo che si estende fino a Procida e a Ischia. In que­sto territorio la causa scatenante è stato il depuratore di Cuma e l’invasione di liqua­mi che a metà giugno ha infestato le ac­que. Il discorso per la costa sorrentina, esposta alle correnti di ponente-maestro che non facilitano il ricambio, è più com­plesso perché agli scarichi del Sarno biso­gna aggiungere quelli di Scutolo che conti­nua a vomitare liquami senza alcuna depu­razione. Questo carico inquinante, simile ad una mina vagante, compromette, natu­ralmente, l’immagine e la qualità del mare di Vico Equense — risparmiando miracolo­samente solo la risreva del Banco di Santa Croce che è molto distante dalla linea di costa — Sorrento, Massa Lubrense e Capri con conseguenze inevitabili sul turismo. Lo scenario comincia a cambiare da Nera­no e i miglioramenti diventano sempre più apprezzabili nel tratto da Positano ad Amalfi».

Carlo Franco

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