giovedì 30 luglio 2009

Turismo, molto dipende anche dai Cittadini!

Riprendendo la nostra riflessione sul sostegno alle politiche di sviluppo turistico dell'area costiera sollecitato dal direttore Gaetano Mastellone sul suo blog, soffermiamoci a riflettere sul ruolo che, nel discorso, spetta a un altro attore territoriale: il cittadino.
Nelle località turistiche gli Operatori, ma anche le Istituzioni, si soffermano poco a riflettere sul ruolo significativo svolto dai cittadini residenti nell'elevare o meno la qualità dell'offerta turistica. In effetti tutti i cittadini, anche quelli che non vivono direttamente o meno di turismo, hanno una responsabilità oggettiva che, unitamente a quella dell'attore pubblico (il Comune), contribuisce in modo determinante a qualificare l'offerta globale di un territorio.
Basta pensare al problema della raccolta dei rifiuti, per esempio: con tutta l'attenzione e gli sforzi da parte del Comune per garantire un servizio puntuale ed efficiente, in termini di raccolta e di pulizia delle strade, se i cittadini non sono rispettosi delle regole e delle norme che disciplinano il servizio il Paese non potrà mai essere veramente pulito e in ordine.
Entriamo ovviamente nella sfera del livello di civiltà e di reponsabilità civica in capo a ciascuno di noi: comportamenti corretti sul piano individuale e collettivo si traducono direttamente nella creazione di "situazioni di contesto" favorevoli e indipendenti dagli operatori turistici.
Gli esempi potrebbero continuare all'infinito e riguardare, per esempio, la lotta ai rumori, alla sosta selvaggia, all'inquinamento marino e così via...Purtroppo in mancanza di assunzione di responsabilità individuali le conseguenze hanno un effetto a catena sull'intera filiera colpendo l'utente finale che è il turista.
Quando si parla di "qualità dell'accoglienza", di riscoperta del valore autentico dell'ospitalità quali strumenti privilegiati per attrarre turismo e consolidare il buon nome del Paese, si rischia di compiere un esercizio retorico perchè si tratta di un discorso che investe necessariamente la collettività.
Non si può essere ben accolti in un albergo, trattai coi guanti dal personale (?), dalla direzione o altro e poi ritrovarsi nella jungla quando si esce dalla location prescelta!
Tutto ciò mortifica il turista e lo penalizza nella sua permanenza nella località precelta e rappresenta la "vera memoria" della vacanza o della visita, un memoria che si trasforma in "spot pubblicitario" allorquando il turista racconta della sua esperienza di vacanza nel nostro Paese. Pensiamo alla coppia di Giapponesi truffata dal ristoratore romano!
Per questo è inutile parlare di "qualità dell'accoglienza" riferendosi esclusivamente all'ambito ristretto degli operatori dove, ed è quasi scontato, il senso dell'ospitalità e dell'accoglienza dovrebbe essere implicito e manifestarsi in modo eccellente e puntuale.
Quindi nuove politiche per il turismo significano comportamenti individuali e collettivi coerenti e improntati a volori di civiltà, cioè culturali.
Non ci può essere sviluppo economico senza un forte senso civico e culturale, elementi che contaminano positivamente il contesto realizzando il benessere socio-economico di un territorio o di una comunità.
Se prescindiamo da questi ragionamenti commettiamo un grave errore perchè inficiamo il prosieguo del discorso rispetto agli attori in campo, cioè gli operatori turistici comunemente intesi.
Questi devono aver ben presente l'incidenza diretta e indiretta di tutti questi fattori sull'esercizio della loro attività d'impresa la quale ne risulta evidentemente condizionata nel medio-lungo termine.
Per questo le crisi del comparto turistico, in generale, quando si manifestano hanno tempi di assestamento e di recupero assolutmente non brevi dovendo fare i conti con un fattore immateriale che è la "percezione globale" del sistema-paese da parte del turista, in particolare straniero e del suo Paese, della nostra comunità.
I danni prodotti all'immagine di Napoli e della Campania dalla devastante emergenza rifiuti dell'anno scorso non potevano essere arginati nè cancellati con nessuna campagna pubblicitaria e di comunicazione: tranne che da un report sul cambiamento della situazione e sul ritorno alla normalità: cioè strade pulite, raccolta dei rifiuti ordinaria, gente in grado di testimoniare il ritorno alla normalità. Normalità: questo il termine su cui dobbiamo concentrarci.
Grandi reportage giornalistici dedicati alla "Napoli normale" e da mandare in onda sulla Tv nazionale e satellitare avrebbero infatti garantito il recupero di credibilità molto meglio e più immediatamente dei miliardari spot di campagne pubblicitarie retoriche, ipocrite e non veritiere: quindi inutili.
Ma questo fa parte di quei comportamenti che non sembrano sovrintendere alla cultura della nostra classe politica.
Su questo tema credo occorra soffermarsi ancora a riflettere, prima di continuare nella nostra analisi, perchè ne trarremmo importanti indicazioni su che cosa attivare, come e dove per recuperare una dimensione civica che è condizione propedeutica non solo allo sviluppo turistico, ma alla crescita omogenea di una comunità, tanto più se piccola come lo è la Penisola Sorrentina.
(3 - continua)

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