mercoledì 2 settembre 2009

Comunicato dell'Associazione POLIS DEMOCRATICA

Riceviamo e pubblichiamo:

DA UNA RICERCA DELL’ISTAT SULLA POVERTÀ IN ITALIA PUBBLICATA A FINE LUGLIO SCORSO, RISULTA CHE NEL NOSTRO PAESE, NEL 2008, SONO STIMATE BEN 2 MILIONI 737 MILA FAMIGLIE CHE SI TROVANO IN CONDIZIONI DI “POVERTÀ” E RAPPRESENTANO L’11,3% DELLE FAMIGLIE RESIDENTI; NEL COMPLESSO QUINDI SONO 8 MILIONI 78 MILA LE PERSONE POVERE IN ITALIA, IL 13,6% DELL’INTERA POPOLAZIONE. La stima dell’incidenza della “povertà” (la percentuale di famiglie e persone relativamente povere sul totale delle famiglie e persone residenti) viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di “spesa per consumi” al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. La “soglia di povertà” per una famiglia di due componenti adulti è rappresentata dalla spesa media mensile che nel 2008 è risultata pari a circa 1.500 euro. Le famiglie composte da due persone in età lavorativa che hanno una spesa media mensile pari o inferiore a tale valore vengono quindi classificate come relativamente povere.
Il fenomeno, rispetto agli anni passati, continua ad essere maggiormente diffuso nel Mezzogiorno (23,8%), dove l’incidenza di povertà relativa è quasi cinque volte superiore a quella osservata nel resto del Paese (4,9% nel Nord e 6,7% nel Centro), e tra le famiglie più ampie e numerose. Si tratta per lo più di coppie con tre o più figli e di famiglie con membri aggregati. La situazione è più grave se i figli hanno meno di diciotto anni: l’incidenza di povertà tra le famiglie con tre o più figli minori sale, infatti, in media, al 27,2% e, nel Mezzogiorno, addirittura al 38,8%. Il fenomeno è inoltre più diffuso tra le famiglie con anziani, nonostante un certo miglioramento osservato negli ultimi anni.
La povertà è inoltre associata a bassi livelli di istruzione della persona di riferimento (l’incidenza è del 17,9% quando a capo della famiglia c’è una persona con al più la licenza elementare), a bassi profili professionali (tra le famiglie con componenti occupati è povero il 14,5% delle stesse con a capo un operaio o assimilato) e, soprattutto, all’esclusione dal mercato del lavoro: l’incidenza di povertà tra le famiglie con persona di riferimento in cerca di occupazione è pari al 33,9% e sale al 44,3% se in questa stessa situazione si trovano almeno due componenti (contro il 9,6% delle famiglie in cui nessun componente è alla ricerca di lavoro). L’incidenza di povertà più elevata si registra, ovviamente, tra le famiglie in cui non vi sono occupati né ritirati dal lavoro; queste, risultano relativamente povere nella metà dei casi (49,6%).
Osservando il fenomeno da un punto di vista territoriale, l’Emilia Romagna appare la regione con la più bassa incidenza di povertà (pari al 3,9%), seguita dalla Lombardia e dal Veneto, con valori inferiori al 5%. La situazione più grave è, invece, quella delle famiglie residenti in Sicilia e in Campania, dove il valore osservato si avvicina al 30% ed è significativamente superiore rispetto alla media complessiva del Sud.
Volendo comparare i dati 2008 con quelli 2007, l’incidenza di povertà risulta in crescita tra le famiglie più numerose; soprattutto per le coppie con due figli e ancor più tra quelle con minori. Tra le famiglie di monogenitori la povertà, che nel 2007 era prossima alla media nazionale, raggiunge nel 2008 il 13,9%, mentre se almeno una persona è in cerca di occupazione, si attesta al 31%, contro il 23,4% del 2007. Consistenti aumenti si osservano, inoltre, tra le famiglie con a capo una persona in cerca di occupazione, tra quelle che percepiscono esclusivamente redditi da lavoro e ancor più tra le famiglie in cui vi sono componenti in cerca di occupazione. Segnali di peggioramento si registrano, infine, tra le famiglie con a capo un lavoratore autonomo (piccolo artigiano o commerciante). Nel Mezzogiorno, rispetto al 2007, si confermano, solo ed esclusivamente, i risultati negativi osservati a livello nazionale: vedono peggiorare la propria condizione le famiglie con un elevato numero di componenti, quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione e le famiglie con a capo un lavoratore autonomo.
In considerazione di questa analisi ISTAT riferita al 2008, che ad oggi proietterà certamente un aggravarsi ulteriore della situazione complessiva, ci teniamo a segnalare l’impegno profuso da ben 15 anni sulla “grave emergenza sociale della povertà”, dall’Associazione METANOVA, con il “progetto di assistenza alimentare” rivolto a circa 200 “famiglie bisognose” residenti nell’area vesuviano nolana, le quali, trovandosi in difficoltà economica, ricevono mensilmente generi alimentari di prima necessità (pasta, latte, burro, formaggio, biscotti, zucchero, etc.). Lo scopo di tale gesto, che richiede una necessaria costanza operativa ed un evidente impegno di risorse, non vuole essere la semplice assistenza, bensì il tentativo di dare testimonianza dell’esperienza cristiana vissuta dagli stessi volontari, attraverso un concreto gesto di carità.
La solidarietà e l’impegno verso i più bisognosi, non si dimostra a chiacchiere, ma nei fatti!

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