lunedì 31 agosto 2009

Quando Galasso parlava di tutela della costiera sorrentina...

Era il lontano 1985 quando il prof. Giuseppe Galasso, all'epoca sottosegretario di stato per i BB.CC.AA., faceva approvare dal Parlamento la legge 431/85 per la tutela del paesaggio che, primo caso nella storia repubblicana, prendeva il nome dal sottosegretario e non dal ministro in carica. Una legge che da un lato presentava l'Italia come un Paese all'avanguardia in tema di politiche di tutela del paesaggio e del territorio quali beni supremi e di generale interesse, dall'altro vedeva un apese diviso e lacerato da profonde polemiche tra addetti ai lavori e financo tra i cittadini, divisi in fazioni: i tutori del paesaggio e tutti gli altri. Da una parte gli ambientalisti e dall'altra le lobbies del cemento, o gli pseudo-ambientalisti e i clan politico-imprenditoriali e malavitosi che nella 431 vedevano sol il condizionamento e un freno alle proprie attività, ai propri affari, in poche parole alla speculazione edilizia contrabbandata per sviluppo del territorio.
I Piani Paesistici che avrebbero dovuto regolamentare specificamente le diverse aree territoriali secondo vocazione naturale e vision politica, furono soltanto in minima parte attuati. Alla fine la 431 divenne per tutti la legge blocca-edilizia quella che minacciava lo stop all'unica industria che nel Belpaese, come afferma Roberto Saviano, non conosce crisi: quella edilizia.
In Campania la Galasso ispirava quella che sarebbe diventata la norma nemica numero uno delle amministrazioni locali e delle lobby del cemento, la legge 35/87 col Piano Paesistico Territoriale (PUT) della Penisola Sorrentina, ancora vigente, ma pronta a essere sbaragliata definitivamente dalla nuova legge regionale sull'edilizia voluta dal governo-Berlusconi e predisposta dalla giunta-Bassolino. Questo soltanto per riallaciarci al tema e discutere dei continui disastri ambientali che, uno dopo l'altro, stanno mettendo a tappeto l'economia della costiera e oggi anche quella delle isole del golfo di Napoli, col rischio di compromettere la più fiorente e importante attività economica, quella del turismo, dopo il tramonto dell'attività agricola trasformata in orpello residuale e folkloristico dell'economia locale.
Il processo di urbanizzazione della Penisola Sorrentina con la realizzazione di migliaia e migliaia di vani abusivi che, nel corso degli anni, solo in minima parte hanno risposto a un fabbisogno reale della comunità locale, ha soddisfatto per il resto gli itneressi della lobby politico-imprenditoriale che governa l'area, ha portato alla crisi del sistema-territorio con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi e che sono di difficile, se non impossibile soluzione.
Nel 2010, cioè fra pochi mesi, viene a scadenza il piano plurideccenale di realizzazione della rete fognaria peninsulare.
Con quali risultati?
Di fogne, o meglio di escavazioni, ne sono state realizzate tante, forse troppe, di fogne e collegamenti alla rete fognaria pochi o niente.
Se parliamo di impianti di depurazione, che avrebbero dovuto rappresentare il terminale naturale di impianti fognari, siamo all'anno zero...
Perchè meravigliarsi, allora, dell'inquinamento del golfo che ha superato da tempo la soglia di guardia perchè troppi fenomeni concorrono ad alimentarlo da ogni angolo della costiera e delle isole. Quanti sono gli scarichi fognari diretti a mare? Decine e decine di migliaia.
L'ex presidente della Provincia di Napoli, Amato Lamberti, qualche giorno fa su FB ha denunciato che in provincia di Napoli esistono oltre 1 milione di pozzi neri non censiti...
Questo è il degrado di Napoli e della sua provincia, quindi anche della Penisola Sorrentina...Questo è il dramma di un territorio avvelenato che "vomita" inquinamento da ogni poro e non riesce più a rianimarsi perchè intanto continua l'offensiva degli inquinatori, degli speculatori, dei delinquenti criminali che sversano tutto, ma proprio tutto in mare e nella terra!
Quando il prof. Galasso, inascoltato, metteva in guardia gli Amministratori della costiera di 30 anni fa sui rischi della "penisola a imbuto" nessuno o quasi era disponibile ad ascolarlo, figuriamoci ad attuare politiche amministrative coerenti con una visione di una Penisola Felix.
Oggi facciamo purtroppo i conti con questa realtà, frutto delle nostre scelte, di un turismo che ha perso identità e che non sa più come muoversi sugli scenari internazionali in termini di offerta. Basta leggere quello che hanno chiesto qualche giorno fa all'assessore regionale al turismo Roberto Marone il sindaco di Sorrento Marco Fiorentino e il vice presidente nazionale di Federlaberghi, Costanzo Iaccarino: assolutamente il nulla o l'ovvio che non aggiunge e non toglie all'inesistente proposta turistica di quest'area.
Tornare in dietro, a questo punto, è impossibile soprattutto se si continua a guardare alle politiche di sviluppo di un'area solo in termini edilizi...Oggi bisogna progettare il governo dell'esistente in chiave di sostenibilità se vogliamo confidare in un futuro turistico per la costiera e le isole del golfo, acquisendo una nuova identità in grado di riscoprire e rivalutare in un'ottica moderna quei valori che all'estero ancora sono conosciuti ed apprezzati al punto da continuare a far scegliere queste realtà ai turisti.
Altrimenti provate a immaginare quale può essere il destino di questa terra che ancora fa incantare chi la guarda...da lontano!

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