Crisi economica: Gaetano Mastellone scrive al Presidente del Consiglio Berlusconi
Caro Presidente Silvio Berlusconi,
da cittadino italiano, appartenente all’1% degli italiani che presenta una dichiarazione dei redditi superiore ai 100mila Euro (questa mia posizione mi crea “disagio” perchè non credo di appartenere alla categoria dei ricchissimi!), desidero scriverLe questa “Lettera Aperta” per rappresentarLe, qualora non se ne fosse accorto, dello stato di disagio in cui versano le Famiglie italiane e le Imprese italiane. Lei è notoriamente persona attenta e accorta e allora faccia immediatamente seguito, con i “fatti”, al grido d’allarme che Le è stato anche recentemente lanciato da Confindustria. Io ho “letto” questo grido come un messaggio di disperazione. Ho attentamente valutato i recenti dati presentati dall’Istat che per il sottoscritto sono, purtroppo, stati una “conferma” molto amara di quello che, per iscritto, vado sostenendo sin dal lontano 2006! Siamo in un tunnel, dove la via d’uscita non si vede, anzi non si intravede! Bisogna intervenire con l’urgenza del caso, subito! Carissimo signor Presidente nel 2009 i redditi degli italiani sono andati giù del 2,8%, mai così male da venti anni. Il risparmio è in calo. I consumi sono scesi dell’1,9%. Gli italiani? Non sono più cicale, ma nemmeno formiche. Sono “semplicemente più poveri”. In Italia, nel 2008, le famiglie che si trovano in condizioni di “povertà relativa” sono stimate in più di tre milioni e rappresentano l’11,3% delle famiglie residenti. Nel complesso sono 8 milioni 78 mila gli individui poveri, il 13,6% dell’intera popolazione. Questi i dati del 2008, quelli del 2009 sono in forte crescita e così sarà anche per il 2010; dove vogliamo arrivare? La fotografia dell´Italia del 2009, anno di fortissima crisi economica, consegnata dall’Istat è “drammaticamente drammatica”. Il dato principale riguarda il reddito delle Famiglie del nostro paese: dall´ultimo trimestre del 2008 all´ultimo del 2009, cioè nel corso di dodici mesi, i guadagni sono scesi in media del 2,8 per cento. Significa in pratica che tra stipendi, pensioni, interessi sui titoli di Stato e partecipazioni azionarie, le entrate si sono decurtate. Si tratta della contrazione più ampia a partire dagli Anni Novanta. Di conseguenza il potere d´acquisto delle famiglie, in termini reali, è sceso di 2,6 punti percentuali rispetto ad un anno prima. Piangono anche i consumi che durante lo stesso periodo hanno subito una decurtazione dell’1,9%. Con questa negativa situazione ne ha risentito ovviamente anche “il Risparmio”, una delle caratteristiche che ha sempre segnato positivamente l´Italia: la propensione a risparmiare è scesa al 14 per cento del reddito, con un taglio rispetto a dodici mesi prima di 0,7 punti percentuali. Basti pensare che nell´ultimo decennio ha sempre oscillato tra il 15 e il 17 per cento. Non è escluso che siano proprio le famiglie con redditi medio – alti a rinunciare al tradizionale risparmio (i redditi bassi non risparmiano perché devono far fronte alla sussistenza) per resistere al calo generalizzato delle entrate. L’affanno con cui le Famiglie italiane convivono con la crisi è molto preoccupante, e serve “una terapia d’urgenza” che comprenda meno tasse e, a copertura, un taglio coraggioso delle spese e degli sprechi dell’apparato pubblico. E’ necessario spezzare con coraggio questo circolo vizioso. Caro Presidente si è accorto che la forte contrazione del potere d’acquisto delle Famiglie italiane è il risultato inevitabile riveniente dall’impennata della disoccupazione, dall’esplosione della cassa integrazione e la chiusura di tante, troppe, imprese? Personalmente ritengo che sia giunta l’ora di mobilitare le “Fiamme Gialle” – la Guardia di Finanza – per scovare definitivamente coloro i quali (sono tanti) non pagano le tasse e per riportare un po’ più di giustizia fiscale nel nostro Paese giacché non è più possibile sopportare e guardare senza reagire la “forbice” che si allarga fra “povertà e benessere”. Presidente Berlusconi è giunta l’ora di “voltare pagina”, dobbiamo introdurre una pagina nuova e non vogliamo più ascoltate promesse generiche. Ora serve una strategia a lungo termine con impegni certi con tempi certi, serve “dichiarare le verità”. L’Italia, che certamente non è la Grecia, è ad un bivio e dobbiamo superare questa situazione che non porta certamente sviluppo e crescita anche perché il Pil perso negli ultimi tre anni lo recupereremo – se tutto andrà bene – solo fra 7/8 anni! Per terminare Le dico con estrema sincerità che pur essendo un uomo che lavora e produce, con impegno e serietà, da quarant’anni e che vive bene mi “arrabbio” ad appartenere alla categoria dell’1% degli italiani che dichiarano oltre i centomila Euro! Con affetto e stima La saluto ed attendo notizie in merito attraverso un’azione decisa ed immediata.
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