Poveri cristi quelli che non hanno santi nel Paradiso...Mastelliano&Co
Di fronte a uno scandalo politico-giudiziario come quello dell'Arpac tutto passa in secondo piano perchè è dalla conoscenza di questo sistema che si riesce meglio a comprendere la gravità della situazione, l'ambiguità di tantissimi personaggi che occupano posti chiave nella politica e nella pubblica amministrazione, il rischio che corre la nostra democrazia se non si riappropria delle proprie prerogative.
Che sono innanzitutto quelle di riuscire a discernere i fatti e di non lasciarsi condizionare da chi ha tutto l'interesse a mostrarsi per quello che assolutamente non è. Diversamente non c'è altra alternativa che abolire la Magistratura visto che la politica ormai è pronta a dichiararsi innocente, perseguitata ogni qualvolta scoppia uno scandalo o qualcuno, più o meno eccellente, è colto con le mani nel sacco.
E' allora fondamentale leggere attentamente il provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli, a firma del Procuratore aggiunto Francesco Greco per farsi un'idea esatta della situazione: una lettura scorrevole, semplice e nello stesso tempo sconvolgente per la lucidità e chiarezza dei fatti emersi dalle indagini, dalle prove trovate in documenti, in file di computer, con intercettazioni telefoniche, con dichiarazioni di persone e dipendenti onesti e coraggiosi. Insomma un quadro ben diverso da quello che vogliono farci credere Mastella&Co, ormai un partito-famiglia-clan nato, pasciuto e cresciuto grazie alla gestione del potere politico e pubblico in tutte le sue forme.
Che cos'è l'ARPAC? Questa estate ne abbiamo sentite di tutti i colori sulle analisi sbagliate, fasulle, alterate, inaffidabili delle acque marine inquinate. L'Agenzia regionale è una "struttura pubblica che, nell'esclusivo interesse della collettività, deve garantire ai cittadini campani un efficiente servizio di monitoraggio delle condizioni del territorio campano e del suo eventuale inquinamento, utile a predisporre i necessari interventi a tutela dell'ambiente".
Tutta la sua struttura dirigente è nelle mani dell'Udeur mastelliano che, accontentando anche tutte le altre forze politiche (tappandogli la bocca) l'ha usata secondo le proprie esigenze esclusive.
I Magistrati non si soffermano sulle raccomandazioni, come ci vuol far credere l'ex Ministro della Giustizia (ricordiamoci che fu lui a presentare la legge sull'indulto nel governo-Prodi), quanto sulle migliaia di domande di assunzioni e di incarichi giacenti all'Arpac ma prive di "raccomandazioni" e quindi senza speranza di essere soddisfatte perchè ben il 90% delle assunzioni fatte e degli incarichi conferiti riguardano persone raccomandate e nella maggioranza dei casi con alterazione dei requisiti professionali e delle competenze.
Questo ha provocato il danno e il dolo a spese dei tanti senza santi nel paradiso mastelliano.
L'associazione a delinquere che ne è scaturita non è percepita come tale dai suoi attori soltanto perchè si è completamente perduto il senso non solo della misura, ma del limite della legge, dell'onestà, della corretta competizione in nome dei voti e del potere che ne deriva. Da qui la permanenza nei posti chiave, nuovo potere, nuovi e più voti sempre pronti all'utilizzo.
E mica si tratta di un sistema esclusivo del clan-Mastella! Idem vale per quello del Governatore: anche lì le stesse regole, gli stessi metodi, le stesse esclusioni pregiudiziaili per chi non fa parte del clan, gli stessi favoritismi!
In fondo in Regione l'adoperarsi legislativo e di governo del ceto politico imperante serve soltanto a mascherare affari che si fanno a spese della collettività, coi soldi pubblici e della comunità europea funzionali ad alimentare il circuito, ad alterare le regole del mercato, a favorire i propri amici e sodali, le proprie società di comodo che fanno capo, direttamente o meno, agli assessori, ai consiglieri, ai presidenti di commissioni, ai loro prestanomi, a ditte compiacenti e a ditte di proprietà di amministratori pubblici: un mega affare triangolato tra Regione, Comune di Napoli e Provincia, senza tralsciare la Camera di Commercio di Napoli e la vastissima rete di società partecipate che alimentano il circuito: basti pensare soltanto a Città della Scienza dove di scienza c'è davvero rimasto poco, mentre le clientele resistono e si alimentano coi fondi europei.
Intanto si prepara anche una nuova agenzia, quella del lavoro,dopo il fallimento dei centri per l'impiego, i camorristi reclutati per protestare e per indurre l'assemblea a legiferare e a creare nuovi posti dove sistemare gli amici degli amici, i professori. Le collusioni col mondo della rapresentanza socio-economica degli interessi (le associazioni di categoria), i sindacati: tutti pappa e ciccia a occupar posti, a incassar denaro e ad alimentare questo circo barnum della politica campana.
Ma che cosa vogliono i cittadini? Che questa gente continui a fare i propri porci comodi, alleandosi pure con la camorra per fare affari ancora più grandi?
Perciò si deve parlare di clan, per la politica e per la camorra, tanto ci sono pure consiglieri collusi o eletti dalla camorra o, meglio ancora, verie propri camorristi dal colletto bianco stando alle accuse che si lanciano addirittura gli uni contro gli altri esponenti politici dell'una e dell'altra parte.
Ma davvero abbiamo portato all'ammasso il cervello nel non renderci conto della partita che si sta giocando sui diversi fronti?
In Campania regge ancora il "patto scellerato" B&B, Bassolino-Berlusconi, in nome del quale si sta sacrificando per sempre il futuro della regione che affoga in un inquinamento generale, materiale e morale e mostra evidenti segni di non reattività sociale e civile.
Attenzione, il tempo a disposizione per reagire e controffendere è pochissimo: pure le forze sono scarse e forse manca pure il coraggio!
Raccogliamole allora e cerchiamo di resistere e di vincere questa guerra per i nostri figli!
Etichette: Arpac
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