mercoledì 4 febbraio 2009


CASTELLAMMARE DI STABIA - Il brutale assissinio di Gino Tommasino, consigliere comunale a Castellammare di Stabia, pone una serie di inquietanti interrogativi cui la classe politica, prima ancora che la Città, ha il dovere di rispondere.
Non si uccide un uomo i nquesto modo se non per dare un segnale forte alla comunità intera, o perchè ha "sgarrato": cioè ha contravvenuto ai patti, ha ostacolato un progetto della camorra.
Non prendiamoci in giro! Altrimenti saremmo alla follia pura...
Diciassette anni fa Castellammare di Stabia è stata teatro dell'omicidio Corrado (Pds): mobilitazione generale della società civile e delle massime cariche dello Stato, prima di scoprire collusioni gravissime pagate a prezzo della vita proprio da Corrado.
I patti sono patti, le regole sono regole e la Camorra non perdona! Mai.
Ora nessuno insinua qualcosa, tanto più in un momento di dolore, di sconforto e nel quale è d'obbligo il profondo rispetto per la famiglia e in particolare per il figliolo testimone dell'agguato e dell'uccisione: ma è chiaro che non si uccide in questo modo se non per dare un segnale inequivocabile, per non lasciar spazio a dubbi e imporre il rispetto delle regole del "sistema". Questo la Politica non lo capisce o finge di non capirlo...e poi piange!
La Camorra comanda e detta legge, anche al Comune (non solo a Castellammare di Stabia) che deve adeguarsi: volente o nolente!
A questo punto meglio sarebbe sciogliere questo consiglio comunale, commissariarlo e cercare di capire che cosa bolle veramente in una pentola dove in troppi attingono o cercano di attingere sotto la maschera dell'impegno pubblico, del servizio alla comunità!
Signori è triste dirlo, ma il livello di contaminazione della società stabiese è tanto elevato da non lasciar indenne nulla, o quasi!
E non ci facciamo ingannare dalle apparenze e dalle chiacchiere che, in tutte le forme, prendono corpo soltanto per nascondere la verità vera, quella cioè di una comunità collusa e perduta, irrimediabilmente ai margini!
La "penetrazione" stabiese in costiera sorrentina, da anni e a tutti i livelli, ha superato i limiti di guardia. E qui non si tratta di razzismo: piuttosto di prendere atto che il cancro ha dato luogo a metastasi che, prima o poi, non mancheranno di manifestarsi nella loro straordinaria virulenza.
Perciò diciamo no a questo sistema e a queste regole, isoliamo questa gente che, sotto mentite spoglie, ha distrutto Stabia ed ha pervaso la costiera e l'inquina! Sveglia, allora, e soprattutto coraggio per scongiurare l'apocalisse!

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2 Commenti:

Alle febbraio 06, 2009 5:57 PM , Blogger Danilo De Riso ha detto...

Questo commento è stato eliminato dall'autore.

 
Alle febbraio 06, 2009 6:12 PM , Blogger Danilo De Riso ha detto...

Con totale rispetto delle tue opinioni:

Al di la del fatto che per trattare certi argomenti potevi anche lasciar stare riposare in pace Tommasino ed evitare di certificare ipotesi che spetta solo agli inquirenti di valutare, mi vorresti far credere che la comunità sorrentina e le amministrazioni relative vengano da un altro pianeta, indenni da ogni metodologia comportamentale nonchè da tradizionalismi tipici della mentalità camorristica? Forse hai sbagliato diagnosi, potresti renderti conto che non si tratta di metastasi provenienti dall'esterno ma il cancro di cui tu parli nasce e si diffonde in maniera diversa un po' dovunque, in costiera come a C/Mare come a Napoli o ad Avellino. Renditene conto presto, così magari potrai accorgerti che la "penetrazione" stabiese, come la chiami tu, sta portando in costiera anche persone che potrebbero dare una mano a debellarlo, quel cancro, mettendone a nudo le reali cause patologiche e facendo scoprire che sono del tutto autoctone, evitandone la metastatizzazione. Tutto il mondo è paese e da C/Mare, come da tante altre parti della Campania, d'Italia ecc proviene sì gente che inquina ma anche gente che ha tanta voglia di bonificare ed apprezza da sempre virtù e qualità della Gente e della Terra Sorrentina e immagina di impegnarsi insieme ai primi per quest'ultima. Nel suo piccolo o in grandi cose.
L'apocalisse sarebbe ancora una volta non capirlo e chiudersi in un anacronistico ed ingiustificato localismo xenofobo. "L'Untore" non viene da fuori, è in noi stessi, tutti, senza distinzione di residenza o comunità di appartenenza. Comportamenti isolazionisti degni di tribu primitive allo stato brado non fanno altro che diffondere "il morbo" di cui stai parlando.

 

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