La Sorrento che non ci vogliono far vedere 2...
Continuiamo il nostro viaggio solitario in quella che abbiamo definito la “Sorrento che non ci vogliono far vedere…” perché è molto difficile, se non impossibile, che si discuta di argomenti molto delicati che vedono coinvolti, a ragione o a torto, esponenti del mondo politico di questo territorio che pure qualche spiegazione dovrebbero renderla in merito al proprio operato e alla legittimità o meno di coinvolgimenti, non soltanto presunti, in vicende di cronaca giudiziaria a sfondo camorristico.
Nell’ultima campagna elettorale per le Provinciali e per le Europee, per la verità, un solo uomo politico si è ripetutamente soffermato sui pericoli della contaminazione criminale e camorristica della Costiera, il Sen. Raffaele Lauro che non ha perso occasione per gridare forte la propria preoccupazione sul rischio criminalità in quest'area e sull’aggravarsi di una situazione che evidentemente, dato il suo speciale osservatorio, conosce molto meglio di chiunque altro.
Un campanello d’allarme, quello suonato ripetutamente dal Senatore del PDL anche con proposte di legge ad hoc, che non va tralasciato nè sottovalutato.
Anzi va letto alla luce anche di altre vicende che si sono verificate in questi mesi e che allungano un’ombra su questo territorio straordinario, ma capace di nascondere tante verità, troppe forse, in nome del business.
Partiamo allora da un saggio di uno scrittore di primo piano a livello internazionale, Roberto Saviano, l’autore di Gomorra, che nel giugno 2009 ha pubblicato, per le edizioni Mondadori, un altro libro intitolato “La bellezza e l’inferno”. Un libro che “Va ai miei lettori. A chi ha reso possibile che Gomorra divenisse un testo pericoloso…” si legge sulla copertina del volume.
Un libro che, a nostro avviso, come Gomorra va assolutamente letto, non fosse altro che per accompagnare il viaggio dello scrittore in questa Italia delle troppe camorre alla ricerca della verità che “nonostante tutto…esiste”.
Un libro suddiviso in cinque aree tematiche: sud, uomini, business, guerra e nord.
Nel capitolo intitolato “Costruire, conquistare” (pag. 143-153) della sezione business c’è un passaggio che riguarda direttamente un personaggio politico della Penisola Sorrentina, il consigliere regionale Vittorio Tiberio Insigne (ex Udeur e poi Popolari Democratici) che estrapoliamo per proporlo alla riflessione dei nostri blog-lettori. Il capitolo riguarda la lobby del mattone e del cemento e a pag 146 si legge il seguente capoverso:
“…Il tessuto connettivo italiano è il cemento. Cemento è il sangue arterioso della sua economia. Col cemento nasci e diventi imprenditore, lontano dal cemento ogni investimento traballa. Il cemento armato è il territorio dei vincenti. In silenzio il clan del cemento ha preso il potere in Italia, un silenzio che si è costruito con la certezza che quanto lo riguarda non sarebbe rimbalzato oltre i confini campani…”.
A pag. 150-151 il riferimento è a un personaggio femminile che porta direttamente a Insigne:
“…Donna Immacolata Capone, appartenente al clan Moccia e divenuta interlocutrice del clan Zagaria, ambita da molti camorristi che la corteggiavano per poter divenire compagni di una boss-imprenditrice di alto calibro. Secondo le accuse l’uomo politico che aveva aiutato i suoi affari è Vittorio Insigne, consigliere regionale dell’Udeur, per i quali i pm Raffaele Cantone e Francesco Marinaro hanno chiesto la condanna a tre anni e otto mesi per concorso esterno in associazione camorristica. Insigne avrebbe interceduto per procurare un certificato antimafia alle imprese della Capone. Nelle intercettazioni emergono continui riferimenti al politico, anche circa la spartizione dei proventi. Secondo le accuse Insigne interveniva per far vincere gli appalti alla Capone, ma la Capone poi una parte dei guadagni li riportava a lui. Vittorio Insigne al momento delle indagini faceva parte della commissione trasporti della Regione Campania”.
Altro episodio che non è riportato nel libro di Saviano e che riguarda la stringente attualità con diretti riflessi sull'area costiera, è quello dei lavori di costruzione del tunnel sulla statale sorrentina 145 realizzato da una società di Insigne. Lavori che sono stati sospesi e revocati alla Società per l’intervento della Magistratura – provocando anche le proteste degli operai che si sono ritrovati a rischio lavoro prima che una nuova società della cordata subentrasse ma senza fornire precise garanzie sull'impiego degli stessi lavoratori – per la mancanza di un certificato antimafia della ditta che è stato rilevato solo a lavori avviati ed evidentemente a seguito di una specifica segnalazione.
Insomma un’altra storia perlomeno inquietante di questa "Sorrento che non ci vogliono far vedere…" e delle molte collusioni di altri eccellenti del mondo politico e soprattutto imprenditoriale-professionale che operano sul territorio costiero con quelle che vogliamo chiamare "realtà di frontiera" rispetto alla Sorrento che conosciamo.
Anche per questo l’allarme del Sen. Lauro non va lasciato cadere, in primo luogo dagli Amministratori locali, spesso in troppe altre faccende affaccendati per interessarsi anche di questioni e di rapporti che, forse senza neanche saperlo, trovano cittadinanza nei palazzi delle varie municipalità.
Sulla vicenda di Insigne, per obiettività di cronaca, pubblichiamo alcuni interventi stampa:"14/2 Udeur, Caputo, Insigne e Maisto i tre consiglieri regionali espulsi formano il gruppo Popolari Democratici.
Udeur, Caputo, Insigne e Maisto i tre consiglieri regionali espulsi formano il gruppo Popolari Democratici. I consiglieri regionali Nicola Caputo, Vittorio Insigne e Giuseppe Maisto (nella foto) costituiscono il gruppo dei “Popolari Democratici” Priorità della nuova entità politica: fornire al più presto e senza ulteriori tentennamenti, risposte concrete alle emergenze che attanagliano la regione. Dai rifiuti alla sanità, dal decentramento amministrativo al turismo, dallo sviluppo economico al riscatto sociale. “Bisogna definire le linee strategiche per segnare la svolta in tutti quei settori che devono essere rilanciati...... (Link)
In consiglio regionale nasce un nuovo gruppo. Si chiama «Popolari democratici»
e a formarlo è la costola dell’Udeur che ha lasciato Clemente Mastella. Ad annunciarlo sono i tre consiglieri Nicola Caputo, Vittorio Insigne (foto) e Giuseppe Maisto che hanno scelto di restare nel centrosinistra. «Valuteremo di volta in volta - dicono - la nostra posizione sui grandi temi che il consiglio regionale sarà chiamato ad affrontare. Saremo pronti a sostenere le iniziative positive, ma, allo stesso tempo, non esiteremo a contrastare comportamenti strumentali non idonei al rilancio della Regione». Restano con Mastella gli altri cinque consiglieri dell’Udeur. Sono il presidente del consiglio regionale Sandra Lonardo, Salvatore Arena, Angelo Brancaccio e Nicola Ferraro e Fernando Errico, coinvolti nell’inchiesta di Santa Maria Capua Vetere. (14/2 2008, Link)
Vittorio Insigne, consigliere regionale Udeur, processato e assolto in primo grado per i rapporti con i boss dei casalesi. (13/2 2008 Spreconi)
l’Udeur si lecca le ferite dopo il terremoto giudiziario che ha coinvolto i vertici del partito. I consiglieri regionali, Nicola Caputo, Giuseppe Pietro Misto, Vittorio Insigne e il comunale Diego Venanzoni non ci stanno alla presa di posizione voluta da leader Mastella, intenzionato a passare nel centrodestra. Espulsi dal partito, questa mattina hanno indetto una conferenza per gridare la loro indignazione alla linea politica scelta da Mastella. Sembra infatti che i consiglieri espulsi, eletti nel 2006 con il centro sinistra, si siano mostrati contrari alla decisione dell’ex guardasigilli Clemente Mastella di stabilire un’alleanza con il centro-destra alle imminenti elezioni politiche di aprile. Di certo, oltre lo sconcerto dei quattro interessati, c’è la dichiarazione di uno dei consiglieri che, a microfoni spenti, ha dichiarato di non essere stato salutato stamattina da Sandra Lonardo Mastella, attuale presidente del Consiglio Regionale, ma soprattutto moglie dell’ex ministro Mastella. (8/2 2008, La Repubblica Campania)
7/2 2008 ESPULSO DA UDEUR
E si scopre che il consigliere dell´Udeur, Vittorio Insigne, riceveva in Regione una donna-capoclan. Ma lui si difende: «Sono molto sereno»... Con un colonnello dell´Aeronautica finito ieri agli arresti e la conferma di un consigliere regionale dell´Udeur, Vittorio Insigne, ancora indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Primo dei non eletti, si insedierà ufficialmente a Palazzo Santa Lucia tra cinque giorni, per una surroga. Insigne, secondo l´accusa, riceveva la donna del clan nel suo ufficio in Regione...
Mentre il consigliere regionale dell´Udeur "in pectore", Vittorio Insigne, già indagato (ed interrogato nel 2004 in Procura) per aver concesso alcuni subappalti all´azienda controllata dalla Capone, continua a smentire qualunque coinvolgimento. (23/6 2006, Repubblica Napoli)
Tra gli indagati c’è anche un consigliere regionale, Vittorio Insigne, imprenditore sorrentino primo dei non eletti nella lista dell’Udeur, prossimo a subentrare a Tommaso Barbato, eletto al Senato: avrebbe favorito l’azienda di una donna, Immacolata Capone, moglie di un camorrista del clan Moccia e legata alla famiglia Zagaria, per l’assegnazione di un subappalto. Si sarebbe interessato anche per il rilascio di una certificazione antimafia per la stessa azienda. La Capone, uccisa in un agguato un anno e mezzo fa, avrebbe a sua volta fatto un «regalo» a un colonnello dell’aeronautica militare, Cesare Giancane ...
Immacolata Capone, donna-boss in contatto con politici e imprenditori di LEANDRO DEL GAUDIO Secondo la Dda di Napoli, fino a qualche anno fa non c’era una sola opera pubblica sulla quale non avesse voce in capitolo. Lei, Immacolata Capone, imprenditrice, madrina e moglie di un boss ucciso. Lei, la vedova che viene ammazzata pochi mesi dopo l’omicidio del coniuge, in un agguato alle porte di Napoli a novembre del 2004, è stata per anni una sorta di ministro delle opere pubbliche per conto del boss Zagaria. Il suo ruolo era essenziale: procurarsi il certificato antimafia, l’attestato che consente ad un’impresa di aprire i battenti, di entrare sul mercato a pari merito con gli altri competitor. In che modo sia riuscita ad aggirare controlli e monitoraggi, lo hanno spiegato ieri gli inquirenti della Dda di Napoli, al termine di un’inchiesta che ha portato in cella decine di affiliati ai famigerati «casalesi». Era attivissima dovunque ci fossero interessi da tutelare, specie sotto il profilo amministrativo, nelle stanze della giunta di un comune di periferia o, vero e proprio salto di qualità, dove fosse richiesto un intervento nel grattacielo della Regione Campania. Il suo «contatto» nel Palazzo della Regione - dicono i vertici della Dda di Napoli - era rappresentato dall’imprenditore e consigliere dell’Udeur Vittorio Insigne, indagato per concorso esterno in associazione camorristica, accusa che è stata respinta dal diretto interessato nel corso del suo interrogatorio in Procura. Una madrina moderna, per dirla con gli inquirenti, lontana dalla platea giudiziaria di un’aula di Corte di Assise, ma perfettamente capace di dire la sua nel richiedere una visura camerale o nella gestione di fondi legati ad opere pubbliche. «Non la conosco e non potevo sapere che fosse legata alla camorra», ha spiegato il consigliere dell’Udeur nel corso dell’interrogatorio, mentre Immacolata Capone riusciva lì dove avevano fallito i boss di riferimento, chiudendo accordi con clan avversari e stabilendo ripartizioni di interessi criminali per ogni attività edilizia che cadeva sul suo territorio. Una logica manageriale, che l’ha portata ad intrattenere rapporti con i Moccia di Afragola per alcune opere pubbliche e ad assumere rilievo unico tra i casalesi, troppo per essere tollerato dagli uomini del suo stesso clan. (23/6 2006, InterNapoli.it, Il Mattino)
(ANSA) - NAPOLI, 22 GIU - Tra gli indagati dell’inchiesta sul clan Zagaria, c’e’ un consigliere regionale della Campania, Vittorio Insigne, dell’Udeur . Secondo l’accusa avrebbe favorito l’azienda di una donna legata al clan, per l’assegnazione di un subappalto. L’esponente politico si sarebbe adoperato per il rilascio di una certificazione antimafia per la stessa azienda. Insigne non e’ stato rieletto l’anno scorso, ma sta per tornare in aula dopo le dimissioni di un collega di partito".
Etichette: non solo politica
4 Commenti:
La Penisola continua a considerarsi immune da certi problemi. E' stata contagiata da Castellammare e dintorni e la gente si deve svegliare dal sonno!
Finalmente un sito che dice delle verità, tanti complimenti. La mafia è in Sicilia? La camorra è a Napoli? La drangheta è in Calabria? La sacra corona unita è in Puglia? A Sorrento invece c'è la banda bassotti porcella. Avete visto che durante i festeggiamenti della chiesa del Carmine indisturbato girava un camioncino della famosa ditta Donnarumma? Neanche la morte di due signore hanno salvato il paese. Speriamo che la coscienza della Sorrento sana reagisca. Grazie a voi del sito che ci dite tante verità.
Andrebbe anche aggiunto che il pezzo di Saviano - perché il libro è una raccolta di articoli già pubblicati - è antecedente alla sentenza di primo grado che ha assolto Insigne. Non è chiaro però se questa assoluzione sia stata impugnata dalla Dda di Napoli. Secondo l'Espresso, sì, c'è un ricorso contro l'assoluzione. Secondo il Mattino, che scrisse in proposito nei giorni dello stop dei lavori della galleria, invece no: l'assoluzione sarebbe passata in giudicato. Io non so chi ha ragione e vorrei saperlo.
Cordiali saluti ai curatori di questo interessante sito che sto leggendo solo da poco.
Vincenzo Iurillo
Ha ragione Iurillo sulla precisazione circa l'assoluzione di primo grado e sull'eventuale ricorso. Nello specifico ci interessava soltanto evidenziare la non estraneità di certa politica locale a questioni anche così gravi.
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