sabato 22 agosto 2009

Grazie a Carlo Franco si vivacizza il dibattito sul turismo delle due costiere

Carlo Franco, giornalista del Corriere del Mezzogiorno, nella sua estate a Massalubrense è riuscito a riaccendere l'interesse dei maggiori protagonisti dell'imprenditoria territoriale sull'urgenza di un "nuovo patto" per promuovere il rilancio dell'area sui due versanti, sorrentino e amalfitano, all'insegna della qualità, dello charme e soprattutto della realizzazione di importanti progetti (eliporti, campo di golf, etc...)che dovrebbero richiamare un turismo di qualità a Sorrento&dintorni.
Non è un caso che sia un giornalista di lunga e rinomata tradizione professionale e che vanta una puntuale frequentazione con la Costiera ad aver innescato una miccia che, ci si augura, non si esaurisca in chiacchiere di ferragosto.
Visti i protagonisti in campo c'è da ben sperare, anche se alcune questioni meritano di essere approfondite come necessita ascoltare su questi argomenti i protagonisti del governo di questi territori: i sindaci.
Il sociologo Domenico De Masi, che ha consuetudine con queste realtà prevalentemente sul versante amalfitano-ravellese, fa riferimento a uno strumento legislativo che, a suo dire, di fatto renderebbe operativo l'incontro sul piano istituzionale: l'unione dei Comuni.
Su questo aspetto però c'è un problema: la legge riserva la nascita dell'Unione a quelle realtà comunali di piccola consistenza quanto a numero di abitanti...Non è il caso della Penisola Sorrentina per cui si tratta di una strada impercorribile allo stato delle cose.
Il fallimento dell'esperienza di Unione dei Comuni nella realtà dei Monti Lattari merita invece di essere attentamente studiata e analizzata perchè individuando punti di forza e di debolezza di questa unica esperienza è possibile risalire alle ragioni di un fallimento inspiegabile se non nelle responsabilità della classe politica locale.
E veniamo al secondo punto del ragionamento: non è possibile, per ovvie ragioni, discutere di questi grandi progetti senza il coinvolgimento pieno dei Sindaci e quindi delle Amministrazioni locali: in mancanza, o in assenza di questa parte, ogni progetto e ogni buona intenzione o volontà rischia di restare tale con la buona pace di tutti! Infine ipotizzare, come periodicamente avviene, la nascita di un unico comune per aree omogenee come per esempio quella sorrentina, resta un puro esercizio intellettuale per la semplice ragione che la politica non vuole rinunciare ai propri spazi e un solo comune significherebbe un solo sindaco anzicchè sei, 6/8 assessori anzicchè gli attuali 36 e passa...Insomma significa tagliare le gambe a troppe carriere e togliere lavoro, creando disoccupati, soprattutto nelle seconde file della politica amministrativa locale.
Ci torneremo su questo tema per fornire altri spunti al dibattito, ma bisogna "imporre" alla politica un confronto e vincolarla a scelte che, autonomamente, non vuole fare.
Studiando gli statuti comunali si possono individuare le procedure idonee a convocare "referendum consultivi" sull'argomento del comune unico e far esprimere così, contemporaneamente e per iniziativa popolare, i cittadini della Penisola Sorrentina su questo argomento. Certamente ne uscirebbe un dibattito interessantissimo e un confronto importante tra tutti i diversi attori e soprattutto emergerebbe un indirizzo che gli Amministratori non potrebbero trascurare nella loro programmazione trattandosi di una volontà popolare.
Per fare tutte queste cose e molte altre occorre però organizzazione e impegno che sicuramente non si possono chiedere al giornalista che fa un altro mestiere, nè agli imprenditori che partecipano, è vero, a un "dibattito estivo" che gli dà anche un po' di visibilità, ma che non sono culturalmente predisposti a percorrere queste strade.
Una volta ciò competeva ai partiti politici...Oggi manca il soggetto in grado di fare questo prezioso lavoro: unica soluzione affidarsi a un comitato civico di livello intercomunale in grado di mettere in moto la macchina organizzativa.
E' più difficile a dirsi che a farsi, soprattutto se si ha familiarità con le questioni amministrative e se si coinvolgono le persone giuste e le tante associazioni che operano sul territorio.
In fondo anche la riorganizzazione della diocesi stabiese-sorrentina sta procedendo un po' in questa direzione, per chi non se ne fosse ancora accorto, e se la politica aprisse gli occhi si accorgerebbe di essere in ritardo rispetto alla Chiesa...E non sarebbe solo questo il caso, nè la prima volta.
Ai Russo, agli Alfonso Iaccarino, agli Aponte e compagnia bisogna chiedere di fare, e bene, la parte che gli compete e cioè gli imprenditori che hanno intuizione, dispongono di mezzi e risorse da investire nell'ambito della diversificazione della propria attività d'impresa, ma devono scegliere le persone giuste, i manager competenti, in grado di trasformare le loro intuizioni, le loro idee e i loro progetti in fatti concreti sapendosi confrontare con la politica di cui, a torto o a ragione, non se ne può fare a meno...se non per fare un altro buco nell'acqua.
E questo i nostri Amici Imprenditori lo sanno molto, molto bene per cui sarebbe interessante conoscere che cosa ne pensino!

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